Imitare per crescere. Nello sviluppo infantile e nel bambino con autismo

20,00

Jacqueline Nadel

Weight 0,3 kg
Dimensions 16 × 24 cm
Tradotto da

Annarita Contaldo

Pagine

164

Anno

2016

ISBN

978-88-98991-35-8

Lingua

italiano

Target

medici, psichiatri, psicologi, psicoanalisti, psicopatologi, psicoterapeuti, operatori socio-sanitari, studenti universitari, pubblico colto

Description

Il neonato ha venti minuti di vita. Venti minuti appena, e mi mostra la lingua se lo faccio anch’io. Non in un momento qualunque, proprio quando io la mostro a lui. Può anche spalancare la bocca se io esagero l’apertura della mia, o sbattere le palpebre quando le sbatto io.

Di cosa ci si meraviglia? E perché? In fondo, già da prima di nascere il feto era capace di protrudere la lingua, aprire la bocca e sbattere le palpebre. Allora dov’è il prodigio? La cosa incredibile è che il neonato lo fa quando vede l’altro farlo. Come una risposta a quello che vede. Come un legame tra lui e noi.

Del resto i genitori non si fanno ingannare. Per loro è un’esplosione di gioia, un piacere enorme quando hanno la possibilità di provocare l’imitazione: si rendono improvvisamente conto che il loro bambino è già una persona. Se non hanno questa possibilità è solo perché non l’hanno fatto nel modo giusto (occorre essere pazienti, fare un movimento al secondo, ripeterlo più volte, tenendo il bambino all’altezza della bocca o degli occhi, a una distanza di circa quaranta centimetri), oppure perché non era il momento adatto per il bambino: tutti i neonati, infatti, ne sono capaci…

Vi posso già sentire, genitori ed educatori, chiedere: “Perché fanno questo senza dire una parola? Qual è il senso? Lo fanno perché gli piace? Perché è facile? Non faranno una cosa stupida? Bisogna lasciarli fare?”.

In questo libro tenterò di rispondere a queste domande.

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